Arte e percezione visiva di Rudolf Arnheim
Il lavoro del grafico comporta continui aggiornamenti, tali da permettere a chi si occupa di comunicazione di stare al passo con i tempi di una società in continuo cambiamento.
Non meraviglia che per costruire un mestiere tutto incentrato sulla visione la formazione risulti un momento fondamentale. Quest’ultima, però, non equivale solo allo studio basato sui meccanismi che sottendono la comunicazione pubblicitaria in senso stretto, ma anche sull’esercizio d’analisi relativo a discipline affini e complementari.
Per questa stessa ragione spesso è necessario tornare indietro e riflettere ancora una volta su quei libri che sono già parte del nostro background culturale, altre volte bisogna invece aprirsi a nuove analisi e prospettive.
Tra le tante possibili, per chi ancora non lo conoscesse, propongo la lettura di “Arte e percezione visiva”, l’importante opera scritta nel 1954 dallo storico dell’arte e psicologo della Gestalt Rudolf Arnheim.
Il libro rappresenta infatti una di quelle rare analisi che ad ogni nuova lettura è in grado di offrire sempre nuovi spunti di riflessione. Opponendosi al mero formalismo, lo psicologo tedesco propone, con tanto di esempi che richiamano il mondo delle immagini e la storia dell’arte, un approfondimento su temi che non possono non interessare chi ha fatto della grafica il proprio mestiere; non solo la forma, ma anche lo spazio e l’equilibrio, così come il colore, il movimento e la luce. E ancora: la visione come atto creativo e il giudizio visivo che da essa consegue.
Un’opera, dunque, che per coloro che come me si occupano di comunicazione visiva, se non riesce ad aprire un intero universo, almeno contribuisce a dare la giusta attenzione ad aspetti strettamente legati all’atto del vedere, ovvero a quella facoltà che domina la società occidentale e condiziona il nostro modo di comunicare.